COVID 19: emergenza psicologica e sanitaria – gli effetti sui bambini

Covid 19 effetti sui bambini
Bambino affacciato alla finestra con arcobaleno "andrà tutto bene"

Tristezza, angoscia, panico, paura della situazione nuova dannosa per la salute propria e dei famigliari, l’isolamento sociale: sono solo alcuni degli effetti sui bambini durante l’emergenza Covid-19.
Di seguito l’intervista a cura della dottoressa Simona Andreassi per la rubrica Psicologia Viva dell’Ordine degli Psicologi d’Abruzzo con la dottoressa Margherita Iezzi, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva.

Quali sono gli effetti dell’ emergenza covid sui bambini?
Ne parliamo con la dottoressa Margherita Iezzi, psicoterapeuta dell’età evolutiva, membro ordinario della AIPPI di Roma:

D: dottoressa come ha reagito la mente infantile al vuoto, all’assenza, che si è venuta a creare della lunga fase del lockdown?
R: la ringrazio per la domanda che pone l’accento su una problematica molto importante di cui vediamo oggi, nella ripresa, i segni.
La mente infantile inizialmente ha reagito non rendendosi immediatamente conto del problema nel senso che, come sappiamo, i bambini si sono trovati da un giorno all’altro proiettati in una realtà del tutto nuova, senza scuola, senza impegni, senza sport, senza terapia, quindi una situazione che per molti versi, inizialmente somigliava a una vacanza, una vacanza inaspettata.
Quindi, possiamo dire che all’inizio molti bambini hanno reagito anche abbastanza bene queste giornate con meno impegni, con i genitori a casa, ma solo in un primo momento, perchè man mano che passavano i giorni, che ci si rendeva conto che non era una vacanza e soprattutto ascoltando anche ciò che i genitori dicevano, ascoltando quello che in famiglia via via si cominciava a dire in maniera sempre più forte, i bambini hanno cominciato a risentire molto di queste giornate diverse, di questo vuoto e hanno iniziato anche a manifestare delle paure, a fare tante domande, a chiedersi che cosa stava succedendo. Abbiamo visto dei cambiamenti del tono dell’umore che è passato da una situazione eccitatoria a una situazione più carica di angoscia; per esempio io, che sono anche presidente di un’associazione per bambini con disabilità psichiche, ho organizzato un contest con la produzione di disegni proprio per far raccontare ai bambini, attraverso il disegno, il coronavirus. Lì è stato evidentissimo il cambiamento: dalle situazioni colorate come l’arcobaleno, dalle frasi “andrà tutto bene”, “vinciamo il virus”, a disegni sempre più sempre più cupi, tristi, sempre più rappresentativi di paure, di angosce, di ansie.

D: quali sono stati i segnali sintomatici della paura dell’angoscia?
R: i segnali sintomatici principali sono quelli legati al sonno che è diventato più difficile per molti bambini, i genitori raccontano di risvegli notturni, pianti immotivati, maggiore irritabilità, ma anche degli aspetti forbici come paure di insetti, paure di qualcosa che potesse far male da fuori, come un’angoscia rispetto a degli elementi estranei che da fuori potessero entrare per minacciare i bambini e le loro famiglie e poi delle angosce legate alla morte, domande rispetto a che cosa stava succedendo, paura rispetto alla salute dei genitori, dei nonni in particolare.
Ci sono state molte regressioni sul piano sintomatico manifestatesi con aspetti forbici, con aspetti legati alle paure, alle ansie e quindi i genitori sono stati anche molto impegnati nel dover contenere i bambini rispetto a questo.

D: a proposito dei genitori, quali consigli per i genitori per gestire questo periodo difficile, per spiegare ai propri figli cosa è accaduto, cosa sta accadendo, per contenere le paure ma allo stesso tempo, per non negare la realtà?
R: guardi per quanto riguarda i genitori, noi come psicoterapeuti dell’infanzia e dell’adolescenza, sia con l’Ordine sia con la nostra associazione di Roma, abbiamo dato disponibilità a colloqui telefonici proprio per accogliere le paure, i dubbi, le preoccupazioni.
Innanzitutto io ho consigliato ai genitori di scansionare il più possibile il tempo, quindi di organizzare un po’ la giornata secondo delle routine come quando si andava a scuola: un tempo per lo studio, un tempo per il gioco, un tempo per gli amici anche per sentirli attraverso le videochiamate, in modo da non lasciare i bambini in un tempo troppo dilatato e senza impegni.
Un secondo consiglio è stato quello di ascoltare le loro domande, le loro paure, le loro preoccupazioni, di usare un linguaggio semplice perché molto spesso i bambini sappiamo vengono esposti a notizie, attraverso i telegiornali, attraverso i colloqui che gli adulti a volte inavvertitamente fanno davanti a loro, vengono esposti a notizie che possono angosciare molto. La mente infantile funziona in un modo molto concreto e quindi bisogna evitare di spiegare la pandemia in modo scientifico, riempiendo i bambini di nozioni ma piuttosto spiegare che c’è questa influenza molto molto più difficile delle altre e che per questo bisognava stare distanti, che però questo con il tempo sarebbe migliorato, che c’erano molti medici, molti scienziati che stavano studiando per trovare delle soluzioni e quindi aiutare i bambini a comprendere ciò che stava accadendo ma lasciando sempre aperto anche un canale di speranza, che quindi questa situazione è una situazione transitoria e non una situazione definitiva.
Inoltre ho consigliato ai genitori di riservarsi dei momenti, anche alla fine della giornata, di colloquio, di scambio di ascolto, per cercare di comprendere cosa nella loro mente stava accadendo e quali erano le paure.
Adesso, che ci troviamo in una fase più serena, vediamo un pochino anche gli esiti di questo perché molti bambini continuano ad essere molto timorosi, molto spaventati e quindi credo che il compito del genitore sia proprio quello di contenere queste paure, di avere pazienza, perché questa è stata una traumaticità collettiva che richiederà del tempo di elaborazione abbastanza lungo.

Guarda il video sul sito dell’Ordine degli Psicologi d’Abruzzo